Tra un appuntamento e l’altro – tutti i discendenti degli emigranti ticinesi in Australia vogliono incontrare il giornalista venuto dalla Svizzera! – mi concedo una tregua per visitare la città di Ballarat (Victoria).
Decido di sacrificare gli edifici vittoriani del centro, risalenti al periodo della corsa all’oro, per rilassarmi sulle rive del lago Wendouree. Giunto sul posto rimango di stucco: dove è finito il lago?
Un ragazzo che sta riordinando il magazzino dello yacht club mi spiega che solitamente ci sono due metri d’acqua. Da un paio di anni a questa parte il lago non supera però indenne l’estate (australe) e chi ha affittato un posto al molo sta riconsiderando il proprio investimento. Un cambiamento (di rotta) che segue quello… climatico.
Steve Moneghetti, icona della maratona australiana con radici ticinesi, conosce molto bene il Wendouree. Nel periodo in cui partecipava a competizioni in tutto il mondo, veniva ad allenarsi lungo il percorso attorno al lago. Le sue prestazioni gli hanno valso trofei e prestigio, al punto che la città di Ballarat ha chiamato la pista in suo onore. Con il lago in secca, il giro è ora più corto.
Dopo aver esportato oro (giallo) in abbondanza, l’Australia si ritrova oggi a secco di oro (blu). Gli stati più aridi acquistano l’acqua dalle zone più piovose; sulle coste stanno spuntando impianti di desalinizzazione; Brisbane ha deciso di rendere potabile l’acqua delle fogne. E quando manca l’acqua, il fuoco non ha più nemici, come hanno dimostrato gli incendi di febbraio.
Ian Tinetti, pure lui con origini svizzere, non teme la siccità. Sul suo appezzamento di Hepburn springs, a una cinquantina di km da Ballarat, dove con fierezza fabbrica mazze da cricket da una vita, ha risolto il problema dell’acqua con le tecniche tramandategli dai suoi avi: bacini di accumulazione collegati da vasi comunicanti. “Il mio campo da cricket è sempre verde e se scoppia un incendio sono pronto ad intervenire”.